Il rischio da esposizione a campi elettromagnetici (CEM) è un “argomento complesso” e ancora poco conosciuto “per quanto riguarda i reali effetti sulla salute e i meccanismi di esplicazione di tali effetti”. E per questa ragione è importante che in sede di vigilanza si verifichi “che i lavoratori e tutte le figure coinvolte nel sistema di sicurezza aziendale siano consapevoli delle procedure di valutazione e prevenzione del rischio, ed abbiano una adeguata informazione e formazione sui corretti comportamenti da adottare in tutte le attività in prossimità di sorgenti rilevanti sotto il profilo dell’esposizione a CEM”.
Tali aspetti assumono particolare rilevanza specialmente “in ambito sanitario ed industriale ove sono correntemente utilizzati apparati quali saldatrici ad arco, smagnetizzatori, elettrobisturi, defibrillatori, stimolatori neurologici, apparati per magnetoterapia, diatermia etc. che emettono campi elettromagnetici di interesse protezionistico e che possono avere effetti gravi su soggetti con controindicazioni all’esposizione, quali portatori di pacemaker e protesi impiantate, donne in gravidanza, etc”.
I criteri per un’efficace vigilanza in materia di campi elettromagnetici
Ad affrontare in questi termini il tema del rischio CEM e della vigilanza
necessaria è un intervento che si è tenuto al convegno “dBAincontri2016 -
Campi Elettromagnetici nei luoghi di lavoro. Legislazione, Valutazione, Tutela”
(Bologna, manifestazione “Ambiente Lavoro”, 21 ottobre 2016).
L’intervento “Rischio CEM nei luoghi di lavoro: criteri per
un’efficace vigilanza” - a cura di Iole Pinto, Andrea Bogi e Nicola
Stacchini (Laboratorio di Sanità Pubblica, Usl Toscana Sud-Est, Siena) e
presente in una pubblicazione che raccoglie gli atti del convegno - vuole “illustrare
alcuni aspetti chiave che orientino ad una corretta ed efficace vigilanza ai
fini della prevenzione e protezione del rischio da campi elettromagnetici [0
Hz- 300 GHz], alla luce del recepimento della Direttiva
europea 2013/35/UE per la protezione dei lavoratori dall’esposizione a
campi elettromagnetici nei luoghi di lavoro”.
L’intervento fa riferimento all’intero
quadro normativo, ma non ancora all’effettivo recepimento – avvenuto poco prima
del convegno - della Direttiva 2013/35/UE con il Decreto
legislativo del 01 agosto 2016, n. 159 che ha opportunamente modificato ed
integrato il Titolo VIII Capo IV del D.lgs. 81/2008. E ricordiamo che, come
indicato sul sito Portale Agenti Fisici, coerentemente con gli scopi della
direttiva europea, il Decreto
Legislativo 159/2016 “non riguarda la protezione da eventuali effetti a
lungo termine, per i quali mancano dati scientifici conclusivi che comprovino
un nesso di causalità, né i rischi conseguenti al contatto con i conduttori in
tensione (art. 206, comma 2) questi ultimi già coperti dalle norme per la
sicurezza elettrica”.
L’intervento riporta diverse indicazioni per la vigilanza nei
luoghi di lavoro, ad esempio con riferimento all’individuazione dei
lavoratori professionalmente esposti e all’individuazione delle sorgenti di
rischio CEM.
L’azione di vigilanza con rischio CEM
Riguardo alla vigilanza in presenza del rischio CEM si indica che “l’azione
di vigilanza nei luoghi di lavoro ove siano presenti macchinari o impianti
emettitori di campi elettromagnetici potenzialmente nocivi, dovrebbe essere
prettamente rivolta ad appurare se, a seguito della valutazione del rischio,
siano state effettivamente attuate un insieme di misure di tutela di tipo
organizzativo e procedurale, al fine di:
- prevenire l’esposizione di individui con controindicazioni;
- ridurre al minimo l’esposizione dei lavoratori;
- rispettare i valori limite applicabili per le differenti categorie di soggetti che operano in prossimità delle sorgenti”.
E si riportano anche le principali misure di tutela che sono “comuni alla
maggior parte delle situazioni espositive e la cui attuazione dovrebbe essere
attentamente presa in esame ai fini di un’efficace azione di vigilanza”.
Disposizione delle postazioni nelle aree di lavoro
Ad esempio si indica che è necessario che gli apparati emettitori di campi
elettromagnetici di interesse
protezionistico “siano installati in aree di lavoro adibite esclusivamente al
loro uso, poste a idonea distanza dalle altre aree di lavoro ove il personale
staziona per periodi prolungati. In relazione alle caratteristiche del campo
disperso, può essere necessario evitare la presenza, in prossimità della
sorgente, di oggetti costituiti da determinati materiali (come ad esempio
materiali ferromagnetici in presenza di intensi campi magnetostatici per
prevenire il rischio di proiezione di oggetti, ovvero di oggetti metallici
all’interno di campi CEM variabili, per prevenire correnti di contatto indotte
sugli stessi) e/o di apparecchiature che potrebbero interferire con il
funzionamento della sorgente, o essere esse stesse soggette a interferenze”.
E comunque, in generale, “chi effettua la valutazione del rischio dovrà
identificare, intorno ad ogni sorgente, un’area ad accesso controllato (in
contrapposizione alle altre aree, che saranno ad accesso libero) all’interno
della quale i livelli di campo elettromagnetico sono tenuti sotto osservazione
e dove vengono evidenziate, mediante il procedimento di zonizzazione sotto descritto,
le eventuali zone dove è possibile che siano superati i limiti per la
popolazione e i limiti occupazionali. La conformazione e l’estensione di queste
zone dipendono ovviamente dalle caratteristiche dell’apparecchiatura
coinvolta”.
Nell’intervento, che vi invitiamo a leggere integralmente, vengono poi
fornite diverse informazioni sulla zonizzazione.
Informazione, formazione ed addestramento dei lavoratori
Si sottolinea che è importante fornire ai lavoratori e alle figure
coinvolte nel sistema di sicurezza “una corretta informazione e formazione,
soprattutto in quei settori dove sono possibili esposizioni rilevanti e
prolungate. Questo aspetto deve essere considerato a tutti gli effetti parte
delle misure di tutela per la salute e sicurezza dei lavoratori”.
Ad esempio è importante verificare, in sede di vigilanza, “che il personale
sia stato formato sugli aspetti seguenti:
- condizioni di controindicazione individuale all’esposizione a campi elettromagnetici;
- appropriate modalità di utilizzo degli apparati al fine di ridurre l’esposizione per i lavoratori ed i soggetti terzi: a tale riguardo è importante prendere in esame quanto prescritto sul manuale di istruzione ed uso dello specifico apparato e se tali raccomandazioni siano state recepite o meno nell’ambito del rapporto di valutazione dei rischi e siano state adeguatamente comunicate ai lavoratori;
- corretti comportamenti da adottare in prossimità delle sorgenti; questi possono comprendere anche limitazioni all’introduzione di oggetti metallici o di apparecchiature elettriche all’interno dell’area controllata;
- modalità di accesso alle zone ad accesso regolamentato”.
Fonte: Punto Sicuro
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